ULTERIORE CONFERMA.

Di NICOLA CIOFFI, avvocato

Un cittadino di Napoli si rivolge ad un noto quotidiano manifestando le proprie perplessità in relazione al furto dell’Hard-disk di un computer usato da un Magistrato e nel quale Vi erano nomi e fatti di un’importante inchiesta. Il Magistrato era in vacanza (siamo nel periodo estivo) ed il computer, ovviamente, in una delle stanze del Palazzo di Giustizia. Il caso ha avuto un notevole risvolto sulla stampa napoletana, italiana ed anche estera. Il lettore- scrittore, alquanto incautamente ed ingenuamente si pone, e pone, la domanda con formula dubitativa se  vi sia stata incuria nell’operato del Magistrato, atteso che esiste “la buona norma” di salvare i dati (back up) su supporto tipo CD o Flash-pen, che poi, ovviamente, va custodito. Norme / prassi non attuate, pare, dal Magistrato. 

Lo “scrittore cittadino”, che sarà incauto ed ingenuo ma, preparato in informatica, esprime il suo tranciante giudizio: “non ci sono parole per stigmatizzare tanta leggerezza e faciloneria (del Magistrato)”. Incauto, ingenuo ma, va detto, anche coraggioso questo signore (lo scrittore).

La risposta del giornalista addetto alla rubrica è la seguente: Per favore, quel magistrato è una vittima non un colpevole”. Ripeto la risposta: Per favore, quel magistrato è una vittima, non un colpevole”.

Una domanda seria che oltre a non essere “peregrina” affronta, nella sostanza, il problema della responsabilità civile dei Magistrati e, sottende, ma nemmeno tanto, il vero, grande (da oltre 20 anni) problema italiano: La questione Giustizia.

Il giornalista con la Sua piccina, invero piccina, risposta richiama, per un attimo, il nostro grande Totò ed il suo famosissimo e significativo “ma ci faccia il piacere !” e poi, tout-court, l’assoluzione piena : vittima non colpevole.

Il signore giornalista si ritrae, banalizza, sentenzia ed archivia ( sono tempi difficili)
Il sig. tal dei tali è così, forse, anch’egli, archiviato.

Noi, e non siamo pochi, no.