VERITA’ CELATA

Niente più distinzioni tra figli naturali e legittimi: “Abbiamo inviato al Parlamento – fa sapere, infatti, il presidente del Consiglio, Enrico Letta – un decreto in materia filiazione. Scompare dal codice civile la distinzione tra figli di serie A e B, si è figli e basta”!

Le testate giornalistiche e i politici, in questi giorni, acclamano la riforma di cui alla L. 219/2012; ma, ahimè, non accennano alle gravi lacune, anche di rilevanza costituzionale, di cui è dominata.

Negli ultimi anni assistiamo a grandi riforme, sempre più spesso per mezzo di  deleghe e DL, presentate alla collettività, da parte della stampa e del mondo della comunicazione politica, in modo falsato, arbitrariamente celate nel loro effettivo contenuto: verità ripulite o convinzioni errate!. Titoli da prima pagina in cui il cittadino è nutrito con  mega e grande notizia, tralasciando il vero contenuto della novella o della proposta legislativa.

Non sono, giammai, soli i “titoli” di prima pagina giornalistica a rappresentare la ”verità mendace”, ma anche lo stesso Titolo della novella è, palesemente, snaturato. In base alla nuova norma dell’art. 315 cc:  “ Tutti i figli hanno uno stesso stato giuridico, con eliminazione della distinzione tra figli legittimi e naturali”; la stessa legge 219 del 2012 ha, tuttavia, quale Titolo: “Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali”; il Titolo della novella, ebbene, è manifestamente in violazione alla novella stessa che insiste ad utilizzare l’eliminata distinzione!.

Si è detto “Basta” alla distinzione tra figli di serie A e B ma questa enunciazione non deve creare danno ai minori. La riforma, invece, lascia i minori alla gestione, al giudizio, di una magistratura non specializzata in famiglia, non essendo state istituite le sezioni specializzate presso i Tribunali Ordinari.

La normativa va oltre, dice “Basta” anche ai “figli incestuosi” che potranno, finalmente, essere riconosciuti. Non dobbiamo lasciarci trascinare dal titolo della pseudo riforma, dobbiamo entrare nel merito della previsione che lacunosa com’è potrebbe non solo recare danni al minore, ma, altresì, fare insorgere incertezze etiche e morali.

Prima della riforma il riconoscimento era per legge consentito in rare ipotesi. Il nuovo art. 251 cpc, invero, consenta ai genitori di adire l’autorità giudiziaria per il riconoscimento dei figli minori. L’interesse prioritario del minore, vittima e non di certo parte attiva della patologia assoluta, deve essere affermato e salvaguardato.

La normativa non può, tuttavia,  con il riconoscimento affermare anche il diritto alla patria potestà e all’assunzione del cognome, nell’interesse prioritario, proprio,  del minore. Il riconoscimento nella sua amplia portata nell’assunzione del cognome e della patria potestà, genera una conoscenza pubblica che danneggia il minore nel contesto sociale. Si pensi a un minore nell’ambito scolastico con l’assunzione di cognome e patria potestà del padre che è altresì il nonno; la conoscenza pubblica del suo concepimento, costituirebbe, di sicuro, un grave disagio e danno al minore. Il riconoscimento deve essere limitato al solo diritto al mantenimento e all’asse ereditario non può esserci un riconoscimento, in toto, con l’assunzione anche del cognome e dell’esercizio della patria potestà, tutto pubblicamente riconosciuto.

La novella  risulta lacunosa anche in merito alle modalità del riconoscimento: il padre che dichiara il riconoscimento del minore a seguito di relazione incestuosa, in definitiva si “autodenuncia” per il consequenziale reato, assurdità a cui va posto rimedio.

Nelle condizioni attuali, per com’è prevista la normativa o, meglio, per ciò che non ha previsto, non solo creerà danni al minore riconosciuto e nato da rapporto incestuoso, ma solleva temi etici perché il riconoscimento dei figli incestuosi, con assunzione del cognome e senza apposizione di limiti, è un’evidente legittimazione della “coppia di fatto incestuosa”.

Il riconoscimento del figlio incestuoso; l’assurda differenza tra figli naturali e legittimi sono tutti diritti valevoli; necessita dichiarare il “ Basta” proclamato dal Presidente E. Letta,  ma deve essere, tuttavia, non solo il “Basta” per gli spot televisivi ai fini propagandistici, ma il “Basta” diretto alla effettiva tutela dei minori. Una maggiore consultazione con gli esperti del diritto, come l’avvocatura, permetterebbe all’attuale Governo la legiferazione di riforme più giuste ovvero una “giustizia giusta” anche per i minori.

Meno “convinzioni “ e più confronto con i “fabbri del diritto”, questo l’auspicio agli odierni governarti poiché le “convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità!”.

Graziella Algieri