La prima uscita di questo giornale, con il Suo titolo impegnativo: Jura Civitatis, impone una riflessione sulla necessità della legge.
È necessario che vi siano norme che regolano rapporti tra i membri del gruppo: quelle in senso di “rituale”, cioè quelle manifestazioni di natura quasi tribale che si consolidano nel gruppi e le leggi in senso stretto, in senso istituzionale, cioè quei sistemi che vengono messi in atto per difendere il gruppo ed anche l’individuo dagli attacchi esterni che potrebbero minare e la coesione del primo e le libertà del secondo.
Lo stato è una necessità per poter soddisfare i bisogni naturali, dato che l’individuo non può essere in tutto e per tutto autosufficiente: il problema è quello tra diritto e potere, come già affermava Platone nella “Repubblica”, lo stato è una necessità per poter soddisfare i bisogni naturali, dato che l’individuo non può essere in tutto e per tutto autosufficiente: la contrapposizione tra diritto e potere che Platone fonda sulla giustizia, che non è, come vorrebbe Trasimaco l’utile del più forte, ma la medicina che mantiene sano il corpo dello stato e che richiama ai concetti di ordine e armonia . Da sempre le leggi hanno costituito il limite per chi vuole vivere in una società civile, gli antichi greci insegnano il concetto di giustizia (Aristotele), come giustizia distributiva, che esclude l’uguaglianza e premia secondo i meriti di ciascuno. Socrate, afferma la necessità della legge seppure questa talora appaia ingiusta (dura lex , sed lex).
Il passaggio da massa gruppo si effettua proprio con l’istituzione di un ordinamento giuridico. E’ sempre stata esigenza della massa sentirsi protetta, infatti, anche secondo Freud, è insito nel concetto stesso di massa, quello di forza rispetto al singolo, ma una massa è come un fiume in piena,e, come tale ha bisogno di argini, rappresentati dalla legge e dai “tabù” che essa crea per difesa.
La massa ha bisogno di entrambi questi sistemi essi sono il rovescio della stessa medaglia.
Nei termini della filosofia hegeliana potremmo dire che lo spirito soggettivo cioè l’uomo quale individuo, prende coscienza della sua partecipazione ad un mondo etico e attraverso lo spirito oggettivo esprime la considerazione dell’uomo nei suoi rapporti con gli altri uomini con le tre istituzioni del diritto, della morale e dell’eticità.
La decisione di gruppo modifica la condotta di ciascun membro del gruppo stesso in misura notevolmente maggiore rispetto alla modificazione indotta mediante un’opera di persuasione individuale: il gruppo fa sentire forti e tanto basta a far si che ci si adegui alle sue convenzioni, anche se esse possono essere sbagliate o lesive della personalità.
Il diritto, mezzo di coesione di un popolo, come mezzo fondamentale di difesa di una nazione in quanto composta da uomini, non è mezzo di affermazione di un unico soggetto per scopi che nulla hanno a che vedere con l’interesse comune.
Il regolamento di confini che il diritto costituisce nei rapporti tra i vari individui non è solo di natura negativa, ma ha anche una funzione propulsiva di promozione della vita sociale.
Qualunque indagine sul diritto, infatti muove l’ambito dei fenomeni associativi in genere e dalle società in particolare,cioè in presenza di relazioni umane più o meno permanenti, ubi societas ibi; ubi jus ibi societas.